lunedì 22 agosto 2016

Buenos Aires città d'immigrazione, in breve


Buenos Aires è la capitale e maggiore città dell'Argentina. 

È una delle più grandi metropoli sudamericane e sede di uno dei maggiori porti del continente.

La capitale argentina sorge sulle sponde del Rio de la Plata (considerato il fiume più largo del mondo) e del Riachuelo che confluisce nel Rio de la Plata nel quartiere della Boca.

La città fu fondata nel 1536 col nome di Ciudad del Espíritu Santo y Puerto Santa María del Buen Ayre
La seconda e definitiva fondazione fu nel 1580 col nome di Ciudad de la Santísima Trinidad y Puerto de Nuestra Señora de los Buenos Aires
Occupava un area di 2,3 km² ed ospitava 63 abitanti.

Nel 1611 fu inaugurato il primo ospedale


Buenos Aires cambia completamente nella seconda metà XIX secolo con l'arrivo di una massiccia immigrazione soprattutto spagnola ed italiana, ma anche tedesca, polacca, russa e mediorientale favorita dalle condizioni economiche precarie in Europa e delle politiche del governo argentino volte a favorire l'ingresso di nuova manodopera.


L'immigrazione italiana fu la prima ad arrivare in modo massiccio. 
Nel 1887 gli italiani costituivano il 60,4% dell'immigrazione totale per poi ridursi percentualmente con l'aumentare della immigrazione spagnola.

La crisi economica in Argentina (con la conseguente ricerca di una cittadinaza europea), le leggi italiane sulla cittadinanza e l'altissimo numero di argentini con antenati italiani, potrebbero fare della gran Buenos Aires la città al mondo col maggior numero di cittadini italiani (potenzialmente un numero di italiani pari a 2 volte la popolazione di Roma).

Sul fronte interno la condizione di grande porto di Buenos Aires e il predominio economico corrispondente hanno provocato un periodo di scontri civili. 

La separazione definitiva tra la città di Buenos Aires e la provincia è avvenuta nel 1880, quando è stata dichiarata "capitale federale" della nazione.


La fine del secolo vede anche l'affermarsi della vocazione portuale di Buenos Aires col miglioramento delle infrastrutture portuali e ferroviarie. 
In questo periodo si forma il quartiere della Boca, abitato in massima parte da marinai genovesi immigrati. 
Ancora oggi gli abitanti della Boca si chiamano xeneizes, (genovesi in dialetto genovese) e la scritta xeneizes appare sulle gloriose magliette del Boca Juniors




Il XX Secolo ha visto il consolidarsi dell'immigrazione europea che, con la seconda e la terza generazione, fanno ormai parte della classe dirigente. 
Buenos Aires cresce con le caratteristiche di una grande metropoli ed il porto è un punto di arrivo e partenza per transatlantici carichi di persone e merci.


La seconda immigrazione, verificatasi nella seconda metà del secolo, vede arrivare sulla scena argentina persone provenienti da altri paesi del Sud America e dell'Asia. L'accoglienza sociale di queste nuove minoranze etniche è però diversa e le comunità in questione faticano ad inserirsi nel tessuto sociale argentino.

 

Buenos Aires vede alternarsi nel XX secolo diversi capi di stato eletti da regolari elezioni, oppure da colpi di stato che hanno visto salire al potere governi non democratici o addirittura sanguinari.

Buenos Aires durante il governo militare nei primi anni '80 ha conosciuto il fenomeno dei desaparecidos in cui molti giovani venivano torturati e fatti sparire con l'accusa, spesso infondata, di simpatizzare per la sinistra considerata ispiratrice del terrorismo.


Parallelamente Buenos Aires è stato il teatro di movimenti di piazza importanti in sostegno o contro il governo. 
Buenos Aires, Palazzo del Governo 

Indimenticabili e impressionanti le folle acclamanti il presidente Juan Domingo Peron e l'affascinante moglie Evita, come le manifestazioni del gruppo delle Madri di Plaza de Mayo, gruppo costituito da donne che si riunivano in silenzio nella piazza antistante la Casa Rosada esponendo le foto delle  persone della loro famiglia scomparsi a causa della repressione militare. 
Buenos Aires, Piazza de Mayo

Più recentemente sono apparse le manifestazioni dei piqueteros che protestano con blocchi stradali contro le difficolta' economiche.








giovedì 11 agosto 2016

La Villa Bramasole a Cortona, protagonista del film americano " Under the Tuscan sun"





Guardando un film per passare una buona serata ho scoperto una commedia divertente e romantica, ambientata in Toscana, fra paesaggi e villaggi pieni di luce e colori: "Under the Tuscan sun"





Il film "Sotto il sole della Toscana" "Under the Tuscan sun" (tratto dal best seller omonimo) mi ha fatto vivere una favola piena di sole, d'amore, di cultura italiana. 

Nel film uno dei personaggi principali è una villa chiamata  la "Villa Bramasole," situata in un villaggio da cartolina postale, Cortona.


E oggi scopro che questa villa esiste veramente, e che si chiama veramente "Bramasole".


Dopo essere stata per diversi anni disabitata "Bramasole", la villa, immersa nella campagna toscana poco fuori da Cortona, fu messa in vendita e acquistata nel 1996 dalla scrittrice americana Frances Mayes che ristrutturò la villa per trascorrere le vacanze estive. 


L'autrice incominciò a descrivere la sua vita quotidiana tra i lavori di ristrutturazione, le visite nel villaggio di Cortona per acquistare i prodotti di base alla realizzazione dei piatti tipici della cucina italiana. 







Nacque così il libro" The tuscan sun" , che ha appassionato l’America per la bellezza dei paesaggi, per lo stile che li descrive con passione trasmettendo con brio l'amore per l'Italia e il piacere della vita semplice scandita dai ritmi della campagna con i profumi, i  sapori e con le ricette di cucina proposte dall’autrice. 

 
 




II libro divenuto in America un best seller ha portato migliaia di turisti provenienti da tutto il mondo a visitare la Villa Bramasole,raggiungibile a piedi dal centro di Cortona  con una camminata di circa mezzora percorrendo un viale di cipressi, ognugno dei quali è stato piantato in memoria di un caduto della seconda guerra mondiale, le targhe col nome stanno cadendo in rovina , (ma nei progetti della scrittrice c'è l'intento di farle restaurare).

Sono ormai passati diversi anni ma per Cortona la Signora Mayes è stata fondamentale per far conoscere al mondo intero il pittoresco villaggio toscano. 



Dal 2003 inoltre Frances Mayes ha collaborato affinchè nascesse il festival del sole o meglio "The tuscan sun "che si svolge ancora oggi a Cortona tra Luglio e Agosto. 


A volte basta un libro, o un film, a cambiare il destino di un luogo ed è esattamente cio' che è accaduto a Cortona.

Cortona: Sotto il sole della Toscana


Da quando, ormai venti anni fa, la scrittrice americana Frances Mayes ha ambientato il suo romanzo Sotto il sole della Toscana a Cortona tutto è cambiato

Il libro, da cui è stato anche tratto un film di successo con Raoul Bova e Diane Lane, segna una svolta  per il villaggio toscano perché da quel momento il flusso di turisti e personaggi conosciuti in città è pressoché ininterrotto, con conseguente beneficio di tutta l’economia: turismo, ristorazione, settore immobiliare.


Il turista arriva in città mosso dalla curiosità, poi cade, senza rendersi conto, nelle spire dell’arte, dell’archeologia, della raffinata gastronomia, della spiritualità francescana del luogo.
La calda accoglienza e l’ospitalità dei cortonesi fanno il resto, il legame si instaura e diventa duraturo nel tempo. 

Lo sanno i tanti inglesi, americani, ma anche italiani, che dopo la prima visita continuano a venire, addirittura acquistano casa. 

Lorenzo Jovanotti, il cantante icona, da anni vive in città, luogo d’origine della sua famiglia. 
È anche il caso di illustri uomini d’affari, di personaggi mitici come Max Weinberg, il batterista della celebre E Street Band, di Bruce Springsteen, nominato cittadino onorario di Cortona, visto il suo forte legame con la città. 
Max Weinberg possiede due case e trascorre molti mesi a Cortona, insieme alla moglie Becky.
Anche George Lucas, il mitico creatore di Star Wars possiede una villa non lontano da li', a Passignano, sulle sponde del Trasimeno. 
Il fatto che a Cortona si trovi anche una sede dell’Università della Georgia e dell’università canadese aiuta certamente il flusso di stranieri in città.



venerdì 29 luglio 2016

Le charme de la République tchèque dans 10 livres.

Une liste de dix livres inspirés par les villes pittoresques, le paysage romantique ou l’histoire captivante de la République tchèque. Bien que leurs sujets varient et leurs genres aillent de la fantasy jusqu’au roman d’aventure en passant par de la satire, ils ont une chose en commun – leurs auteurs sont tombés sous le charme de la République tchèque.

 

1. L’insoutenable légèreté de l’être de Milan Kundera

 

 

Le célèbre roman du encore plus célèbre écrivain se déroule pendant le Printemps de Prague (en 1968) et décrit la vie intellectuelle et artistique de cette époque mouvementée, mais aussi les vies intimes de quatre protagonistes et d’un chien.

 

2. Le Procès de Franz Kafka

Le renommé écrivain Franz Kafka est né à Prague et avant d’influencer des générations d’écrivains, il était lui-même inspiré par cette métropole. 
Comme il l’avait lui-même écrit, Prague vous saisit et ne vous relâche plus. Kafka avait une capacité particulière de découvrir le mystère dans les ruelles praguoises, comme en témoigne par exemple son roman glaçant Le Procès.

 

3. Le Golem de Gustave Meyrink

 

Ce roman mystérieux se déroule à la fin du 19ème siècle dans les ruelles enchevêtrées de la ville juive en voie de disparition. 
Son héros enquête sur son passé et se retrouve de ce fait en danger mortel. 

 

4. Le Cimetière de Prague d’ Umberto Eco

Drame, aventure et un héros pas vraiment admirable. 
Voici les attributs du magnifique roman d’ Umberto Eco qu’il vous faudra lire, si vous voulez vous faire charmer non seulement par Prague, mais aussi par un fameux art d’écriture.

 

5. Le Brave soldat Chvéïk de Jaroslav Hašek

Le livre idéal pour le lecteur intéressé par l’histoire de la République tchèque et la nature particulière de ses habitants.
C’est une comédie noire satirique en prose qui pointe sans merci la corruption, l’hypocrisie et la dégénération de la société à travers la vie d’un simple soldat au cours de la Première guerre mondiale.

 

6. Les Extraordinaires Aventures de Kavalier & Clay de Michael Chabon

Roman qui a valu à son auteur Michael Chabon le prix Pulitzer et qui mène ses lecteur du Prague occupé par les nazis à New York où les deux héros principaux se réunissent pour créer une bande dessinée unique.

 

7. Praga magica d’Angelo Maria Ripellino

Œuvre d’amour et d’inspiration, le livre d’essais Praga magica de l’auteur italien rend hommage à la beauté, la mélancolie et le mystère qui entourent la ville sur la Vltava. Angelo Maria Ripellino était amoureux de Prague, condamnant violemment l’occupation de la Tchéquie en 1968, à cause de laquelle il n’a plus jamais pu revenir dans sa ville préférée.

 

8. Le Miracle secret de Jorge Luis Borges

Le dramaturge Jaromír Hladík est arrêté dans Prague occupé par les nazis, étant Juif et en plus fortement opposé à l’annexion de l’Autriche par l’Allemagne nazie. Ces raisons suffisent à son exécution. Or juste avant, un miracle inattendu se produit...

 

9. Gottland de Mariusz Szczygiel

Un des meilleurs journalistes d’investigation à succès a choisi comme son nouveau objectif la République tchèque et s’y rend de Pologne pour dévoiler ses secrets. Le roman à suspens Gottland vous sera un très bon partenaire lors du vol en Tchéquie.

 

10. The Prague Orgy de Philip Roth

À la recherche d’un manuscrit perdu rédigé par un martyr juif, l’écrivain américain se rend à Prague en 1970. Au cours de son voyage compliqué à travers le pays communiste, il en apprend plus que ce à quoi il se préparait.

martedì 26 luglio 2016

Fare una valigia per le vacanze




Cosa mettere in valigia per le vacanze ?

E soprattutto cosa non mettere, perchè viaggiare leggeri è più semplice, divertente ed è possibile.

E, in più, è super trend !



Dunque bisogna innanzitutto pensare in modo schematico, eliminando il superfluo.

Scegliere 5 look, da alternare, sovrapporre, riutilizzare e ripiegare in un piccolissimo spazio di un trolley o, addirittura, di uno zaino. Ecco quali sono...

Look n.1 - La canottiera grigia e il gonnellone lungo nero. Il look è cool (tanto da esser stato proposto anche nella sfilata primavera estate 2016 di Chloé), ma soprattutto pratico e divertente. Perfetto per una passeggiata sul lungomare..

 
Look n.2 - Il vestito lungo di lino bianco. Il lino è leggero ed elegante, è perfetto dall'aperitivo, alla cena shabby chic in campagna. Leggero, bello anche se stropicciato. (Nella foto il look è della sfilata primavera estate 2016 di Alberta Ferretti).

 
Look n.3 - Il caftano. Must dell'estate, caratterizzato da quell'eleganza esotica e impreziosito da ricami e applicazioni luminose come specchietti e perline. Basta infilarlo per trasformarsi in un attimo in una donna dall'eleganza sofisticata, perfetta in barca a vela, ma anche alla cena romantica a lume di candele. (Nella foto look di sfilata primavera estate 2016 di Fisico).



Look n.3 - Il costume intero. Perfetto sia al mare, sia in piscina. E se dal mare si va diretti all'aperitivo serve anche da top per la serata. (Nella foto look di sfilata primavera estate 2016 di Fisico).


Look n.5 - Il vestito glitter. Per il mare, la cena romantica, l'aperitivo in spiaggia, e siccome in vacanza tutto puo' succedere, meglio arrivare preparate e con il vestito giusto e luccicante, ovviamente! (Nella foto look di sfilata primavera estate 2016 di Sonia Rykiel).





Katia Astafieff, la petite blonde aventureuse

Comment voyager seule quand on est petite, blonde et aventureuse 

Ce livre est un amusant carnet de voyage truffé d’anecdotes girly qui donne envie de prendre son sac à dos et partir, comme elle, a l'aventure au Vietnam, en Russie, en Chine, en Inde, en Mongolie, en Malaisie et Singapour, en Thaïlande et Cambodge, en Afrique, au Panama, ou pour les plus classiques  États-Unis et pays européens.
 

Le mot de l' éditeur :

Comment voyager dans le delta du Mékong sans être Duras ? Comment se faire des copines qui aiment Poutine ? Comment se débarrasser d’un Indien plus collant qu’un naan au fromage ? Comment passer pour une fille volcanique dans un cratère panaméen ? Comment camper dans le Connemara quand on a une cystite ? C’est à ces questions existentielles – que se pose toute voyageuse en solitaire – et à bien d’autres encore, que ce livre répond avec mordant et autodérision.
 

Qui est Katia Astafieff ? 

Née en Lorraine en 1975, biologiste de formation et spécialisée en communication scientifique et technique, l’écriture est devenue sa principale passion avec les voyages.
Ses voyages :

Les sommets du Ben Nevis, les sommets de l’ Ecosse, le Mont Emei en Chine, l’Atlas au Maroc, les Tatras en Slovaquie, les monts de Slovénie, des Vosges ou des Alpes, les Rocheuses canadiennes, les volcans islandais… 
Les vastes espaces du désert au Maroc, les steppes de Mongolie. 
Elle a découvert aussi les forêts de Sibérie , de Bornéo, les traversées des continents en train : le Canada par la Coast to Coast, de Moscou à Hong Kong.
Elle a découvert des villes mythiques, de New York à Kuala Lumpur, de San Francisco à Singapour, de Londres à Saint-Pétersbourg.
 



Son premier roman, "La Femme de l’ambassadeur", a été publié en 2015.
Son site web : katia-astafieff.fr

Un extrait

« Comment voyager seule… « Adna ? ! »
Telle était la question que me posaient sans cesse les femmes russes, incrédules, en découvrant que je voyageais seule. 
Seule pour parcourir quelque 12 000 km en train, de Moscou à Hong Kong. Sans raison apparente, si ce n’est pour le seul plaisir de voyager. 
Pour le lecteur non-russophone, je précise qu’adna signifie « toute seule ».
J’y avais droit plusieurs fois par jour. 
Adna par-ci, adna parlà… 
Adna à Moscou, adna dans le Transsibérien, adna à Iekaterinbourg ou adna sur les rives du lac Baïkal. 
À force, cela commençait à ressembler à du comique de répétition.
Mais les femmes russes ne sont pas les seules à m’avoir posé de multiples fois cette question. 
Il y a aussi les hommes indiens. Ils me regardaient comme une Martienne, une étrange créature venue d’un autre univers, moi, petit être blanc aux cheveux blonds. 
De leurs yeux noirs et pénétrants, ils me dévisageaient, me fixaient, me scrutaient pendant des minutes interminables.
Ceux qui parlaient anglais et qui disposaient d’un certain niveau de vie venaient me saluer, me souhaiter la bienvenue et éventuellement me prendre en photo. 
Je me trouve ainsi sur les clichés de nombreux illustres inconnus juste croisés dans la rue, qui souhaitaient immortaliser leur rencontre avec une petite blonde étrangère voyageant adna.
Mais les femmes russes et les hommes indiens ne sont pas les seuls à m’avoir demandé : « Vous voyagez… toute seule ? ! Et… vous n’avez pas peur ? » C’était aussi l’interrogation de filles mongoles à la frontière chinoise ou d’un couple de Canadiens dans un train entre Ottawa et Toronto.
En fait, c’est même en français que je l’ai entendu le plus fréquemment. 
Pour le non-baroudeur habitué aux vacances au Club Med ou au camping quatre étoiles, cela semble être une hérésie totale. 
Qu’une jeune femme, seule, parcourt le monde, pendant des mois, en dehors si possible des sentiers touristiques, est pour certains un objet de fascination, pour d’autres de suspicion.
Il y a la question du pourquoi, et il y a la question du comment. 
La principale interrogation reste cependant : « Et vous n’avez pas peur ? »
Comme si une femme seule était forcément une proie facile à échanger contre une poignée de chameaux, donner en offrande à quelques dieux ou manger toute crue comme un sushi. 
Pour les personnes qui ont l’habitude de voyager, c’est pourtant maintenant d’une banalité évidente. 
Les femmes parcourant le monde en solo ne sont plus forcément de grandes aventurières audacieuses risquant leurs vies pour dé- couvrir de nouveaux horizons. 
Tout a déjà été découvert ou presque.
Dans mon cas, même si j’ai l’âme aventureuse et que je ressens l’appel de la route, je ne suis pas une grande sportive. 
Je ne traverserai jamais l’Atlantique à la rame, je ne ferai jamais le tour du monde en ballon, je n’escaladerai jamais l’Everest, ni même le Mont Blanc.
Je n’ai gravi tout au plus que le Grand Ballon dans les Vosges et le Ben Nevis en Écosse –  ce dernier fait tout de même un peu rêver, avec son froid mordant et son épais brouillard, même si au final on atteint en quelques heures seulement son sommet à 1 330 m d’altitude.
On peut aisément faire le tour du monde toute seule, sans être la descendante directe d’Alexandra David-Neel
Et non, à ma grande déception, je ne suis pas une exploratrice d’exception. « 


Les autres livres de Katia Astafieff